Utilizzo dello spazio negativo nei loghi
Utilizzo dello spazio negativo nei loghi e la sua importanza della comunicazione visiva, il vedere oltre all’apparenza tra gli spazi positivi e negativi.
Utilizzo dello spazio negativo nei loghi
Siamo abituati a vedere le immagini nella loro completezza, spesso ci limitiamo a notare quello che notiamo a prima vista. In alcuni casi non vediamo oltre quello che ci viene principalmente mostrato e riusciamo a percepire quello che nasconde un’immagine.
Stiamo parlando dello spazio negativo, un elemento utilizzato nella grafica per la realizzazione di loghi e non solo.
In alcuni casi questo fondo può prendere vita ed essere utilizzato in maniera attiva… vederlo è molto più semplice che dirlo:
In questo logo dello Zoo di Pittsburgh, il focus è chiaramente incentrato sulla vocazione naturale dello zoo evidenziando in primis il contatto con la natura attraverso l’imponenza di un albero ed il senso di libertà sprigionato dai due uccelli che spiccano il volo (cercando quindi di allontanarsi dalla cattiva opinione di cui godono gli zoo metropolitani). Ma per non tralasciare la presenza animale (è pur sempre uno zoo e non un parco botanico), invece di aggiungere altri elementi alla composizione, rischiando di appesantire il tutto o risultare caotico, ecco che ai due lati del tronco gli spazi bianchi vanno a formare il profilo di un gorilla e quello di un leonessa. Una presenza assolutamente discreta che non ha solo lo scopo di creare un elegante gioco di ombre ed un logo fresco e dinamico, ma soprattutto di trasmettere l’assoluta integrazione dei suoi animali all’interno di un contesto il più naturale possibile ed al tempo stesso di deviare l’attenzione dalla polemica ambientalista che inevitabilmente circonda ogni struttura di questo tipo.
ALTRI ESEMPI:
Anche in questo caso, il focus di questo logo è incentrato sulla forma del continente africano, essendo il luogo dove l’associazione opera, ma anche qui dallo sfondo si stagliano due figura umane, a rimarcare la vocazione umanitaria dell’associazione.
Per restare in tema continenti, ecco un altro logo dove dall’unione del braccio e dalla gamba della donna, si evidenzia il continente australiano, sede operativa dell’associazione.
Altro esempio famoso di buon uso dello spazio negativo è il (vecchio) logo della Formula 1, dove il numero è ricavato dallo spazio tra la lettera F e la scia rossa.
Qui entra in gioco il cervello. L’uso dello spazio negativo gioca infatti sul modo in cui il nostro cervello interpreta le immagini. Il primo messaggio che riceviamo da uno stimolo visivo è infatti dettato dal nostro emisfero sinistro (razionale) che ci suggerisce sempre un’analisi dello spazio positivo. Ed è proprio in questo momento che avviene il corto circuito. Nel momento in cui inconsciamente entra in gioco l’emisfero destro (quello creativo), ci suggerisca l’immagine che si cela nello spazio negativo, andando a completare una figura che in realtà non esiste e non è mai stata disegnata.
Le immagini qui sopra sono un chiaro esempio. Con un minimo sforzo risultano evidenti un triangolo col bordo nero ed un triangolo bianco (a sinistra) ed un quadrato bianco (a destra). In realtà è facile accorgersi che nulla di tutto questo esiste in quanto in entrambe le immagini sono state utilizzati esclusivamente due elementi, capovolti e ripetuti:
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